Note storiche

La Provincia di Reggio Calabria, dal 2.2.2017  Città Metropolitana di Reggio Calabria, è stata istituita nel 1860. I suoi confini amministrativi furono tracciati in corrispondenza di quelli dell'antica provincia denominata Calabria Ulteriore Prima (nota anche come Calabria Ultra Prima o Calabria Reggina)  che insieme alla Calabria Ulteriore Seconda) costituivano l'ancora più antica Calabria Ulteriore (la Calabria Ulteriore Prima e la Calabria Ulteriore Seconda furono istituite con la Legge n. 360 del 1° maggio 1816, entrata in vigore il 1° gennaio 1817).

La provincia di Calabria Ulteriore Prima - costituita dai distretti di Reggio, Gerace e Palmi – ebbe come capoluogo Reggio; la provincia di Calabria Ulteriore Seconda o Calabria Brezia – costituita dai distretti di Catanzaro, Monteleone (oggi Vibo Valentia), Nicastro (oggi Lamezia Terme) e Cotrone (oggi Crotone) – ebbe come capoluogo Catanzaro.

Dopo l’unità d’Italia, la Calabria entrò a far parte del Regno d’Italia la cui proclamazione avvenne formalmente il 17 marzo 1861.
Con la legge Ricasoli del 1865 – Legge per l’unificazione amministrativa del Regno d’Italia contenente all’allegato A la Legge sull’amministrazione comunale e provinciale - l’ordinamento sabaudo venne esteso a tutto il territorio italiano, prevedendo quattro livelli di governo locale: il comune, il mandamento, il circondario e la provincia, vigilati da un prefetto di nomina regia coadiuvato da un consiglio di prefettura. Accanto al Prefetto vi era un Consiglio provinciale eletto su base mandamentale e all’interno del Consiglio veniva eletta una Deputazione provinciale, comunque presieduta dal Prefetto. I mandamenti e i circondari vennero aboliti nel corso degli anni e rimasero solamente i comuni e le province.

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, i tre Testi unici delle leggi comunali e provinciali del 10 febbraio 1889 n. 5921, del 21 maggio 1908 n. 269 e del 4 febbraio 1915 n. 148, accentuarono l’aspetto autonomistico delle province, anzitutto sottraendo al Prefetto la presidenza della Deputazione provinciale.

L’avvento del fascismo travolse anche le attività dei Consigli Provinciali. In seguito al trionfo di Mussolini nelle elezioni politiche del 1924, venne dato ai Prefetti il potere di commissariare tutte le Province tramite Commissioni Reali.
Con Legge 27 dicembre 1928 n. 2962 Riforma dell’Amministrazione provinciale, l’amministrazione provinciale subì una profonda trasformazione mediante l’istituzione di un Preside e di un rettorato provinciale  costituito dal Preside e dai Rettori nominati con decreto Reale su proposta del Ministro degli Interni.  Il Rettorato fu dunque l’organo autoritario che sostituì il Consiglio Provinciale esercitandone le funzioni  durante il regime fascista (Art.8 L. 27.12.1928 n. 2962).
L’ordinamento delle province ebbe, quindi,  un nuovo assetto attraverso il Regio Decreto 3 marzo 1934 n. 383 “Testo Unico della legge comunale e provinciale”.
In questa fase le funzioni esercitate dalle province afferirono principalmente ai settori dell’assistenza e beneficenza, della sanità, dell’igiene pubblica, della viabilità e dell’istruzione.

Nella fase storica seguita alla caduta del regime (25 luglio 1943) il Regio decreto-legge del 4 aprile 1944 n. 111, Norme transitorie per l’amministrazione dei comuni e delle province, affidò in via provvisoria l’amministrazione della provincia, sino alla ricostituzione degli organi collegiali elettivi, a un Presidente e ad una Deputazione provinciale nominati dal Prefetto.

Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, in seguito ai risultati del referendum istituzionale del 2  giugno 1946 che chiamò al voto i cittadini per determinare la forma di Stato, l’Italia divenne una Repubblica.
L'Assemblea costituente - eletta con il compito di dare all’Italia una nuova Costituzione in sostituzione del previgente Statuto Albertino – diede vita alla Costituzione della Repubblica Italiana, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, che riservò particolare attenzione agli enti locali e al principio autonomistico, istituendo le regioni e conservando le province.

Furono esemplari a tal fine le argomentazioni di Meuccio Ruini, presidente della Commissione ristretta eletta in seno alla Costituente per redigere il progetto di Costituzione (cosiddetta Commissione dei 75): “Vi è infine un argomento di opportunità, del quale io personalmente sento il grande valore: se noi, per creare la Regione, distruggessimo la Provincia, susciteremmo un ambiente di malcontenti, di diffidenze, di gelosie, di urti, entro il quale non conviene che sorga la Regione. Quest'ente nuovo, che la maggioranza dell’Assemblea ha deciso di fondare, deve avere la maggior collaborazione possibile, anche di coloro che vedono nella Provincia il loro nido, la loro tradizione, il loro sentimento”.

La  Provincia di Reggio Calabria fino al 17 settembre 1948 fu amministrata da un Commissario di nomina prefettizia. I registri rinvenuti, che coprono i periodi che vanno dal 30 agosto  al 27 novembre 1946 e dal 11 maggio al 17 settembre 1948, evidenziano che nel primo periodo il Commissario Prefettizio fu  il Prof. Avv. Francesco Geraci assistito dal Segretario Generale Comm. Avv. Gregorio Palaja e che nel secondo periodo il Commissario Prefettizio fu il Dott. Luigi Calenda assistito dal Segretario Generale Comm. Avv. Gregorio Palaja.
La prima seduta della Deputazione Provinciale si tenne in data 1 ottobre  1948 sotto la presidenza del Prof. Dott. Ugo Tropea.
Fu la Legge 8 marzo 1951 n. 122, recante “Norme per l’elezione dei consigli provinciali”, a prevedere espressamente all’art. 1 che “ogni provincia ha un consiglio provinciale, un presidente della giunta provinciale e una giunta provinciale”, e a ripristinare a tutti gli effetti la natura rappresentativa dell’ente.

La prima seduta di insediamento del  Consiglio Provinciale di Reggio Calabria, convocato in sessione straordinaria  ed in prima convocazione a richiesta della Deputazione Provinciale, si tenne il 14 giugno 1952, trascorsi ventinove anni e quattro mesi dall’ultima riunione del Consiglio Provinciale, riunione che ebbe esattamente luogo il 24 febbraio del 1923 nella stessa sala delle adunanze. 

Dall’appello nominale dei Consiglieri risultarono presenti Ettore Albanese, Giuseppe Belcastro, Agostino Bellantoni, Domenico Bova, Francesco Calauti, Vincenzo Cannizzaro, Giovanni Capoferro, Antonino Chindamo, Antonino Lupoi,  Giovanbattista Macrì, Giuseppe Macrì, Giuseppe Marazzita, Marco Masseo, Giuseppe Mazzacuva, Guido  Mazzone, Domenico Mileto, Gaetana De Angelis, Giuseppe Fragomeni, Giovanbattista Gliozzi, Mario Iacopino, Gennaro Ielasi, Domenico Lagani, Felice Lazzaro, Luigi Moretti, Eugenio Musolino, Diego Quattrone, Alfredo Rognetta, Giovanni Scudo, Giuseppe Trapani Lombardo, Ugo Tropea. 

Nella stessa seduta il Consiglio proclamò eletto Presidente della Giunta Provinciale il Consigliere Prof. Dott. Ugo Tropea ed Assessori effettivi della Giunta Provinciale i Consiglieri Avv. Giovanbattista Gliozzi, Dott. Giuseppe Macrì, Dott. Alfredo Rognetta, Prof. Antonino Lupoi, Avv. Guido Mazzone e Ing. Giuseppe Trapani Lombardo.

Negli anni seguenti al 1951 e fino al 1960, il legislatore intervenne sulle attribuzioni ed il funzionamento degli organi dell’Amministrazione provinciale e sul sistema elettorale (Legge 10 settembre 1960 n.962).
Con il  D.P.R. n. 616/1977  si attuò il trasferimento di funzioni previste dalla L. 382 del 1975.
In particolare, in ragione della riforma sanitaria che in quegli anni si andava avviando, la provincia venne privata di alcune funzioni tradizionali nell’ambito sanitario.
Residuarono alle province alcune limitate funzioni relative a competenze storicamente esercitate, quali alcuni servizi sociali, territoriali e idraulici, di viabilità, di edilizia scolastica.

La Legge n. 142 del 1990 (Ordinamento delle autonomie locali) riconobbe espressamente  le province quali enti di autonomia e non di semplice decentramento, sino a giungere all’anno 2000 con il decreto legislativo n. 267 (meglio noto come Testo Unico degli Enti Locali) che consolidò la riforma delle province in senso autonomistico.

La riforma del Titolo V della Costituzione – approvata con Legge costituzionale n. 3/2001 – ha ulteriormente valorizzato il ruolo degli enti provinciali: non più circoscrizioni di decentramento statale e regionale ma veri e propri"enti esponenziali delle popolazioni residenti in un determinato territorio e tenuti a farsi carico dei loro bisogni".

La successiva Legge n. 56 del 7 aprile 2014, recante Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni, ha istituito le Città Metropolitane, configurandole come enti locali territoriali di area vasta, parti a pieno titolo della Repubblica unitamente ai preesistenti enti locali e protagoniste insieme a questi del sistema delle autonomie (Art. 114 Cost.)
La citata Legge n. 56 ha istituito dieci Città Metropolitane nelle Regioni a statuto ordinario tra le quali è stata inclusa quella di Reggio Calabria.
Ad esse si sono aggiunti altri enti analoghi, designati dalle Regioni a statuto speciale.
Sono organi della Città Metropolitana il Sindaco Metropolitano, il Consiglio Metropolitano e la Conferenza Metropolitana.

Le funzioni attribuite a tali enti, qui elencate nelle linee generali, fanno immediatamente comprendere l'essenzialità del loro ruolo nel sistema autonomistico: cura dello sviluppo strategico del territorio di competenza, promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione,  cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello, comprese quelle con le città e le aree metropolitane europee.

Le Città Metropolitane, e tra queste Reggio Calabria, sono quindi non solo le eredi di un passato che ha attraversato tutte le fasi della storia italiana degli ultimi due secoli ma anche, e soprattutto, le protagoniste di un presente ricco di sfide e di opportunità.

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